La lesione della dignità e dell’onore di una persona possono dar luogo a un risarcimento che prescinde dall’addebito della separazione

Se il marito si rifà una vita e lo rende pubblico su Facebook, umiliando la moglie, rischia di dover pagare i danni alla donna che ha abbandonato.
Il Tribunale di Roma, infatti, con la sentenza numero 4187/2017 ha condannato un uomo a risarcire la moglie per essersene andato di casa, lasciando anche due figlie, e per aver sbandierato su Facebook la sua nuova relazione e la nuova famiglia, peraltro presentando il bambino avuto dall’ultima compagna come il suo primo erede. E sebbene la causa di separazione sia ancora pendente, il giudice ha disposto una condanna plateale: 142mila euro, di cui 50mila a titolo di danno patrimoniale.

La vicenda decisa con la sentenza in commento, infatti, prescinde dall’addebito della separazione in quanto ha ad oggetto non la violazione dei doveri che scaturiscono dal matrimonio ma la lesione della dignità e dell’onore della persona e dell’immagine intesa come proiezione sociale della personalità, ovverosia di beni idonei a legittimare un’autonoma azione di risarcimento.
Dopo aver accertato la “solitudine affettiva” e lo stato di “abbandono materiale” che l’ex partner, calciatore professionista, ha cagionato alla donna, il Tribunale di Roma ha quindi deciso di ristorarla della depressione nella quale è caduta, in attesa di conoscere le sorti del giudizio di separazione e a prescindere dalle stesse.

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